Torino, 12 gennaio 2005

Caro Collega, 

forse ti è già giunta notizia della costituzione della nostra Associazione – avvenuta nel settembre 1999 – o tramite nostre precedenti comunicazioni o grazie al “passa-parola” di altri colleghi.

In ogni caso, ci permettiamo “presentarci” (o “ri-presentarci”) con queste brevi note sulle motivazioni che ci hanno indotto a tale atto e sulle finalità che ci siamo proposti, nella speranza che le stesse possano essere da te condivise e, quindi, ritenute meritevoli di sostegno.

Questa, in estrema sintesi, la nostra “storia”.

Un primo gruppo di colleghi (in servizio ed in quiescenza) partecipanti al Fondo Pensione della Banca di Roma ha ritenuto opportuno rivolgere la propria attenzione in modo più approfondito alla vita del Fondo che, in verità, si svolgeva da tempo immemorabile (e, purtroppo, in gran parte si svolge tutt’ora) tra il completo disinteresse della stragrande maggioranza dei suoi appartenenti.

Da tale esame sono emersi numerosi e gravi motivi di profonda perplessità circa la reale situazione gestionale, finanziaria e patrimoniale del Fondo stesso.

Inoltre, gli organismi che istituzionalmente dovrebbero salvaguardare gli interessi dei lavoratori – e, quindi, di tutti i Partecipanti al Fondo – risultavano essere invece pienamente e direttamente coinvolti nella gestione dello stesso (avendo, tra l’altro, sempre avuto propri rappresentanti in seno al Consiglio di Amministrazione), in un clima di pieno e solidale “consociativismo”.

Di fronte a tale preoccupante stato di cose si è ritenuto che fosse necessario intervenire direttamente in difesa dei diritti di tutti gli appartenenti al Fondo. A tal fine è stata quindi costituita l’ Associazione indicata nell’ intestazione, avente – appunto – per oggetto sociale “la mutua assistenza tra i Soci e la tutela dei loro interessi nei confronti del fondo Pensioni della Banca di Roma Spa”.

Illustrare qui le azioni da allora intraprese nell’ottica di cui sopra sarebbe troppo lungo e, probabilmente, noioso.

Ci limitiamo, quindi, ad evidenziare le problematiche di maggiore rilevanza attualmente in essere, dal cui esito dipenderà il futuro stesso del Fondo.

La questione “principe” – che direttamente e/o indirettamente condiziona, come vedremo in seguito, tutte le altre in discussione – è la gestione dell’ ingentissimo patrimonio immobiliare di pertinenza della “Gestione a Prestazione Definita” (in pratica: il “vecchio” Fondo, ora sostanzialmente “chiuso”, che copre le anzianità di servizio sino al 31.12.1997).

Tralasciamo qui di occuparci di questioni di gestione “spicciola” – pur se di non poca importanza – quali, ad esempio, la mancanza di una precisa e pubblica normativa per l’assegnazione in affitto di immobili ad uso abitativo e/o commerciale a colleghi e/o a terzi, oppure l’ammontare elevatissimo ed “inchiodato” del contenzioso nei confronti dell’ inquilinato.

Ci riferiamo, in particolare, alla programmata – ed, in parte, già attuata – messa in vendita di detto patrimonio ed al re-impiego dei relativi ricavi.

A tale riguardo, riteniamo che siano di per sé sufficientemente esplicativi i seguenti semplici dati, pur nella loro estrema sinteticità:

• l’ Amministrazione non ha mai fornito – per quanto più volte richiesta – informazioni attendibili sull’ effettivo valore di detto patrimonio. Infatti, quello esposto in Bilancio al 31.12.2002 (consistenza di “partenza” delle varie operazioni immobiliari in parola) di 268milioni di euro è privo di qualsiasi significatività essendo al “costo storico” e quello indicato nella Relazione come “di mercato” in 679milioni di euro è in effetti quello “fiscale” (utilizzato per il pagamento dell’imposta sostitutiva) e quindi certamente anch’esso non aderente alla realtà. Ciò è confermato dal fatto che i 12 palazzi costituenti il primo lotto di immobili messi in vendita erano riportati per circa 160miliardi di lire (pari a 82milioni ca. di euro) contro un valore di perizia del gennaio 2003 di 102milioni di euro;

• comunque, pur in mancanza di dati precisi, è certo che trattasi complessivamente di un “business” (o, più volgarmente, “torta”) di non meno di 750/800 milioni di euro!!!!!!

• le liquidità rivenienti dalla vendita del predetto primo lotto di immobili, unitamente ad altre già disponibili, sono velocemente affluite nelle casse di Capitalia grazie al “tempestivo” acquisto da parte del Fondo della “cattedrale” di Viale Tupini per l’importo di 148milioni di euro più IVA, con un esborso totale di 177milioni di euro;

Visto questo precedente, temiamo fortemente che non sia irrealistico ipotizzare che anche le future ed ingenti liquidità che deriveranno al Fondo dal proseguimento del piano di dismissioni immobiliari - così tenacemente perseguito dall’Amministrazione dello stesso - siano destinate ad essere utilizzate in operazioni analoghe.

Da rilevare che per quanto concerne la gestione del Fondo - in generale - ed il predetto piano di dismissioni immobiliari – in particolare - esiste tra l’Azienda e le Organizzazioni Sindacali, nella loro veste di Fonti Istitutive, una ammirevole unità d’intenti che non può non sorprendere visto che, viceversa, qualsiasi altro argomento in discussione tra le stesse controparti è – da sempre – motivo di accesi contrasti, spesso solamente strumentali. 

Ed è in questa idilliaca atmosfera “collaborativa” in materia immobiliare che si deve inquadrare il grande impegno profuso congiuntamente dalle predette Fonti Istitutive nell’ inserire, già tra le modifiche statutarie apportate nel 2000, nuove norme “ad hoc” al fine di 
assicurarsi praticamente “mano libera” circa il tanto “agognato” (beninteso: da loro!) smobilizzo del patrimonio immobiliare.

Sempre in quest’ ottica di “consociativismo” spinto, le citate Fonti Istitutive hanno opposto un muro di silenzio a dieci (diconsi: dieci) precise e dettagliate proposte da noi avanzate nel febbraio scorso (unitamente ad altre associazioni di partecipanti al Fondo) in vista della nuova revisione statutaria (sottoposta poi all’ Assemblea Staordinaria del 25.11.2004), che – se recepite – avrebbero assicurato una gestione del Fondo più trasparente, accessibile non solo ai soliti “addetti ai lavori”, ispirata a chiari criteri da seguire nella scelta degli investimenti, nella individuazione e ripartizione dei rischi, rispettosa del principio di “appartenenza” alle due Gestioni (la “vecchia”: a Prestazione Definita – la “nuova”: a Contribuzione Definita), con una rappresentanza di Pensionati e di Personale in servizio proporzionale al loro numero, ecc. ecc.

A fronte di tutte queste motivate richieste è stata “graziosamente concessa” – evidentemente a titolo di “contentino” – solo la possibilità della candidatura a Consigliere di un Pensionato al di fuori delle liste “chiuse” di matrice esclusivamente sindacale. Inoltre, tale disposizione entrerà effettivamente in vigore solamente in occasione del rinnovo dell’ attuale Consiglio, appena eletto. 

Una delle altre associazioni firmatarie della sopra citata istanza del febbraio 2004 (e precisamente, purtroppo, quella con il maggior numero di iscritti) si è peraltro ritenuta soddisfatta per quello che – comunque - considera “un primo importante passo sulla via del pluralismo e della democrazia”. A nostro parere, invece, si tratta solamente di “un piatto, anzi un mezzo piatto di lenticchie, per di più da mangiare solo tra tre/quattro anni”.

Sulla base di quanto sopra assai brevemente sintetizzato ed anche delle esperienze tratte dalle annuali assemblee del Fondo – a cui abbiamo partecipato dal 1999 in poi – siamo giunti al convincimento che preoccupazione prima delle Fonti Istitutive è quella di assicurarsi completa libertà d’azione nella gestione dell’ingente patrimonio del Fondo, considerato come “cosa loro”, e che quindi ogni richiesta – diretta o indiretta - di “trasparenza” venga praticamente ritenuta un’ indebita ingerenza. 

Ecco perché in apertura abbiamo dichiarato che tutto “ruota”, essenzialmente, intorno a detto patrimonio immobiliare, alla sua gestione, alla sua alienazione ed alla destinazione degli ingenti capitali liquidi derivanti dalla stessa.

Da parte nostra non abbiamo mancato di manifestare le più nostre vive preoccupazioni per le pesanti conseguenze che tale politica gestionale avrà sul futuro del Fondo, e quindi di tutti i suoi Partecipanti, sia effettuando documentati interventi nelle assemblee, sia sottoponendo le problematiche più rilevanti all’esame dei vari Organi di Controllo.

Dettagli più approfonditi su tutta la vasta casistica (passata, presente e futura) riguardante il Fondo possono essere ottenuti consultando il sito dell'associazione o contattando direttamente i seguenti componenti del consiglio Direttivo:

Ci auguriamo che la nostra azione possa essere da te considerata – eventualmente dopo gli approfondimenti ritenuti più opportuni – meritevole di essere sostenuta mediante l’adesione alla nostra Associazione. A tal fine ci permettiamo allegare “scheda di iscrizione” con preghiera di compilarla in ogni sua parte e restituircela firmata all’indirizzo indicato nell’ intestazione. Come potrai notare, su detta scheda sono anche indicate le modalità da utilizzare per il versamento della quota sociale.


A ricezione della stessa sarà nostra cura rimetterti copia dello statuto dell’ Associazione e – in seguito – tenerti costantemente aggiornato sull’ attività svolta dalla stessa mediante l’invio di apposite periodiche comunicazioni.

Confidando di poterti annoverare presto tra i “nostri” a pieno titolo, ti saremo oltremodo grati se tu volessi cortesemente pubblicizzare la nostra esistenza tra colleghi ed amici, ben lieti di ricevere anche consigli, suggerimenti e – perché no? – anche critiche, al fine di rendere l’azione della nostra associazione sempre più incisiva e utile nell’interesse di tutti i Partecipanti al Fondo.

In chiusura, un solo cenno alla famosa “Causa Montagna” ed alle modifiche statutarie “ad hoc” sottoposte all’ Assemblea Straordinaria del 25.11.2004. 

Premesso che detta causa non è seguita direttamente da questa associazione, ma da altra all’ uopo costituita nel 2002, ci limitiamo ad evidenziare queste semplici considerazioni: 

• la questione è attualmente all’ esame della Magistratura (la prima udienza in appello si terrà il giorno 21 del corrente mese); pertanto dette modifiche appaiono essere un tentativo (per di più maldestro) di “anticipare” ed “aggirare” le decisioni della stessa;

• la sentenza di primo grado del 28.4.2003 ha dichiarato la giuridica inesistenza della deliberazione del 14.10.1975 (e successive) di cui, per contro, è stata chiesta la convalida alla predetta Assemblea Straordinaria. Al riguardo sorge spontanea la domanda: come si fa a convalidare un qualcosa che giuridicamente non esiste?

dalle quali risulta chiaramente (senza neppure la necessità di entrare nel merito dell’ oggetto specifico della controversia) che le modifiche in parola anziché costituire una soluzione “vera” del problema risultano essere solo un artifizio per creare “polveroni”, allo scopo di rinviare a tempi più lontani possibili il “redde rationem”, probabilmente nella speranza di passare – prima o poi - “il cerino acceso” nelle mani di qualcun altro. 

Con l’occasione, ti invitiamo a richiedere al Fondo copia integrale dei Verbali relativi all’ Assemblea Ordinaria tenutasi in prima convocazione in data 8/11 nov.2004 ed in seconda convocazione in data 16/19 nov. 2004, nonché dell’ Assemblea Straordinaria del 25 nov. 2004 e ciò sia ai fini di una più completa visione d’insieme, sia per dare una tangibile dimostrazione della vigile attenzione con cui tutti i Partecipanti seguono le vicende del “proprio” (e non “loro”) Fondo.

Nel ringraziarti anticipatamente per la cortese attenzione che vorrai riservare alla presente, restiamo a tua completa disposizione per qualsiasi occorrenza e cordialmente ti salutiamo.

Associazione "Giorgio Benetti"
Il Presidente
G. Delfino

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